MATERNITA' E CONGEDICosa
dice la legge (preso direttamente dal sito dell’INPS) Non sono riconoscibili i giorni precedenti i due mesi suddetti.
• Parto
prematuro e interdizione anticipata dall’Ispettorato del
lavoro. Quanto detto nel paragrafo precedente
vale anche se il parto prematuro si verifica durante
il periodo di interdizione anticipata disposta
dall’Ispettorato del Lavoro. Dovranno quindi
anche in questo caso essere aggiunti ai tre mesi dopo il
parto, i soli “normali” due mesi di astensione
obbligatoria prima del parto, escludendo, cioè i giorni
non fruiti a titolo di interdizione anticipata. circ.
45/2000 Anche al lavoratore padre, nei casi di morte, grave infermità o malattia della madre, abbandono del bambino da parte della stessa, sono riconosciuti i periodi di astensione obbligatoria post-partum di maggiore durata conseguenti al parto prematuro. Circ. 8/2003 punto 10 Per poter fruire del prolungamento dell’astensione post-partum. circ. 109/2000 punto 5 la legge stabilisce un limite di 30 giorni per la presentazione della certificazione (o dichiarazione sostitutiva) relativa alla data del parto, N.B.: Il periodo di 5 mesi è riconosciuto anche se il parto prematuro è avvenuto prima dei 2 mesi dalla data presunta del parto." Come
si deve comportare la mamma lavoratrice se il bimbo, per via della
prematurità, è costretto a stare in neonatologia per un periodo
superio alla maternità come dettata dalla legge?
Questo problema se lo è posto la Cisl Funzione Pubblica del Piemonte, in collaborazione con l’Usr e l’associazione onlus “Piccoli Passi” per richiamare l’attenzione sui diritti e la tutela delle mamme dei bimbi prematuri nel convegno tenutosi a maggio 2011 e dal titolo “Ho bisogno di più tempo…..Parliamone”. L’obiettivo è spostare la data di inizio maternità a quando si lascia la corsia “Spesso la madre “prematura” - ricorda il professor Claudio Fabris, direttore del reparto di neonatologia universitaria del Sant’Anna di Torino, presidente dell’onlus “Piccoli passi” e altro ancora - termina il congedo pagato al 100 per cento quando il figlio è ancora ricoverato al Sant’Anna o quando è appena stato dimesso e ha bisogno di assistenza continua, delle vicinanza stretta con chi lo ha messo al mondo e all’ospedale lo ha potuto seguire in modo diverso da come avviene invece a casa”. La richiesta di norme ad hoc riguarda anche, sempre per le madri dei nati pretermine, i riposi giornalieri per quel che si sintetizza come “allattamento” e i permessi “malattie bimbo”. “L’arco temporale coperto da retribuzione - è la richiesta - va allungato, adeguato”. I nati prematuri, rimarcano i promotori della campagna, “recuperano lentamente il gap di sviluppo: il compimento di un anno o di tre anni, gli step che ci sono adesso, non è paragonabile a quello di un coetaneo partorito a termine. Senza considerare la trafila di esami, analisi e follow up che una famiglia deve affrontare, fino all’età scolare, per garantire una crescita il più possibile assistita e controllata”. A rafforzare questa richiesta c’è una sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 7 aprile che amplia l’astensione obbligatoria per le mamme di bimbi prematuri, spostando la decorrenza del congedo obbligatorio di maternità dalla data di nascita del bambino a quella di dimissione dall’ospedale.
Tratto da pianetamamma.it
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