MATERNITA' E CONGEDI

Cosa dice la legge (preso direttamente dal sito dell’INPS)
“Nel caso di 
parto prematuro l’indennità spetta per il periodo ante-partum non goduto sommato alla fine del periodo post-partum fino a un massimo di 5 mesi, purché la lavoratrice non abbia ripreso l’attività lavorativa.circ.231/1999 – circ. 45/2000 punti B,C,D – circ. 109/2000 punto 5
•    Per il Parto prematuro avvenuto quindi prima dei previsti due mesi di astensione ante partum dovrà essere riconosciuto un periodo di astensione obbligatoria dopo il parto pari a tre mesi, più i due mesi di astensione obbligatoria non goduti prima del parto, secondo quanto previsto dalla circolare n. circ.231/1999 – circ. 45/2000

Non sono riconoscibili i giorni precedenti i due mesi suddetti.

•    Parto prematuro e interdizione anticipata dall’Ispettorato del lavoro. Quanto detto nel paragrafo precedente vale anche se il parto prematuro si verifica durante il periodo di interdizione anticipata disposta dall’Ispettorato del Lavoro. Dovranno quindi anche in questo caso essere aggiunti ai tre mesi dopo il parto, i soli “normali” due mesi di astensione obbligatoria prima del parto, escludendo, cioè i giorni non fruiti a titolo di interdizione anticipata. circ. 45/2000
•   Parto prematuro e interdizione prorogata dopo il parto dall’Ispettorato del Lavoro. I giorni non goduti di astensione obbligatoria prima del parto devono essere aggiunti al termine dei mesi di proroga dell’astensione dopo il parto disposta, anche preventivamente, dall’Ispettorato ai sensi dell’art. 3 della citata legge,con conseguente riconoscimento di un periodo di congedo post partum di maggiore durata (circ. n. 62 del 29.04.2010)

Anche al lavoratore padrenei casi di morte, grave infermità o malattia della madre, abbandono del bambino da parte della stessa, sono riconosciuti i periodi di astensione obbligatoria post-partum di maggiore durata conseguenti al parto prematuro. Circ. 8/2003 punto 10

Per poter fruire del prolungamento dell’astensione post-partum. circ. 109/2000 punto 5 la legge stabilisce un limite di 30 giorni per la presentazione della certificazione (o dichiarazione sostitutiva) relativa alla data del parto,

N.B.: Il periodo di 5 mesi è riconosciuto anche se il parto prematuro è avvenuto prima dei 2 mesi dalla data presunta del parto." 

Come si deve comportare la mamma lavoratrice se il bimbo, per via della prematurità, è costretto a stare in neonatologia per un periodo superio alla maternità come dettata dalla legge?
Purtroppo non c’è nessuna legge che possa tutelare la mamma lavoratrice in quanto al massimo usufruirà solo dei 5 mesi a partire dal giorno di nascita del bimbo. E dopo come fare se il bimbo è ancora ricoverato oppure magari è appena uscito dall’ospedale. O si prende l’astensione dal lavoro con una retribuzione al 30% dello stipendio ( e con i tempi che corrono è praticamente quasi impossibile) oppure deve tornare a lavoro e lasciare il bimbo a qualcuno, nonni o tata. Ma come si fa a lasciare un bimbo nato prematuramente, con tutte le problematiche che comporta, ad una persona che non sia uno dei genitori?

Questo problema se lo è posto la  Cisl Funzione Pubblica del Piemonte, in collaborazione con l’Usr e l’associazione onlus “Piccoli Passi” per richiamare l’attenzione sui diritti e la tutela delle mamme dei bimbi prematuri nel convegno tenutosi a maggio 2011 e dal titolo “Ho bisogno di più tempo…..Parliamone”.

L’obiettivo è spostare la data di inizio maternità a quando si lascia la corsia

“Spesso la madre “prematura”  -  ricorda il professor Claudio Fabris, direttore del reparto di neonatologia universitaria del Sant’Anna di Torino, presidente dell’onlus “Piccoli passi” e altro ancora  -  termina il congedo pagato al 100 per cento quando il figlio è ancora ricoverato al Sant’Anna o quando è appena stato dimesso e ha bisogno di assistenza continua, delle vicinanza stretta con chi lo ha messo al mondo e all’ospedale lo ha potuto seguire in modo diverso da come avviene invece a casa”. La richiesta di norme ad hoc riguarda anche, sempre per le madri dei nati pretermine, i riposi giornalieri per quel che si sintetizza come “allattamento” e i permessi “malattie bimbo”. “L’arco temporale coperto da retribuzione  -  è la richiesta  -  va allungato, adeguato”. I nati prematuri, rimarcano i promotori della campagna, “recuperano lentamente il gap di sviluppo: il compimento di un anno o di tre anni, gli step che ci sono adesso, non è paragonabile a quello di un coetaneo partorito a termine. Senza considerare la trafila di esami, analisi e follow up che una famiglia deve affrontare, fino all’età scolare, per garantire una crescita il più possibile assistita e controllata”.

A rafforzare questa richiesta c’è una sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 7 aprile che amplia l’astensione obbligatoria per le mamme di bimbi prematuri, spostando la decorrenza del congedo obbligatorio di maternità dalla data di nascita del bambino a quella di dimissione dall’ospedale.

 

Tratto da 

pianetamamma.it

Leggi tutto l'articolo

 

 

 

 

Contatore accessi gratuito