TIN T.I.N. sta per Terapia Intensiva Neonatale, il reparto dove sono ricoverati i bambini con gravi problemi alla nascita. Spesso si tratta di bambini prematuri, nati alla 28°, 30°, 33° settimana di gestazione, bambini che pesano un chilo, 700 grammi, in qualche caso anche 500. Le mamme della TIN vengono da lontano, percorrono centinaia di chilometri al giorno per raggiungere l`ospedale, molte sono al primo figlio, quasi tutte sono giovani, inesperte, sanno poco di allattamento, quasi niente, sanno soltanto che i bambini devono essere allattati con il latte materno e allora il tiralatte diventa un alleato, un amico, in qualche caso diventa il bambino. Ilenia ha partorito due gemelle alla 31° settimana di gestazione, per andare e tornare dall`ospedale percorre 240 chilometri al giorno, a volte si tira il latte in macchina, sta qui da un paio di mesi. Bianca ha diciotto anni, è romena, abita in una baracca alla Magliana, senza acqua corrente. Qualche giorno fa nell`accampamento c`è stato un incendio. Il latte lo può tirare soltanto quando sta in ospedale ma nel reparto può stare poco, deve andare a lavorare. Lavora ad un semaforo vicino all`ospedale, lava i vetri delle macchine. Carla ha partorito a 28 settimane, la sua bambina pesa 500 grammi. Sono diverse queste mamme, eppure qui sembrano tutte uguali, quando stanno in piedi davanti ai lettini e fissano in silenzio i loro piccolissimi bambini si somigliano tutte. Tutte raccontano di gravidanze problematiche, ospedalizzazioni lunghissime e parti traumatici, eppure sorridono, non si lamentano mai, qui si diventa scaramantici e si vive col fiato sospeso, per la stanchezza non c’è spazio. Le mamme della TIN vivono alla giornata e, soprattutto, pensano a quello che non deve succedere, così quando non succede niente, quando è tutto nella norma, sono felici. I medici sono sempre cauti, quasi mai si espongono a rassicurare, a consolare, spesso mettono in guardia le madri contro il rischio di gravi complicazioni, ogni momento è potenzialmente pericoloso. Così le mamme non abbassano mai la guardia e gioiscono di ogni minuscolo, impercettibile miglioramento dei loro bambini. Poi
arrivano le dimissioni, con solo qualche giorno di preavviso. Le
mamme si preoccupano, non si sentono pronte. Anche le madri
esperte, quelle che hanno già altri figli, sono esitanti. È in
quel momento che diventano veramente le madri di quel bambino.
Qualcuna chiede di tenerlo in ospedale qualche altro giorno. Hanno
paura. A volte passano mesi tra la nascita del bambino e le
dimissioni dall'ospedale, mesi nei quali è stato interamente
affidato alle cure del personale, dei medici, delle infermiere,
mesi nei quali le madri non potevano neanche prenderlo in braccio
quando volevano, nei quali ogni contatto sembrava un pericolo;
mesi durante i quali hanno obbedito silenziose alle direttive
delle infermiere che stabilivano tutto, anche quanti minuti
potevano tenere il bambino al seno. Ed ora, improvvisamente, è
tutto finito, possono andare a casa...
Tratto da www.uppa.it
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