Rubrica Allattamento
Giorgia E.Cozza
Consulenza di
Carla Scarsi consulente de La Leche
League
Non c’è cucciolo al mondo che abbia più
bisogno del latte della sua mamma. Per i bimbi che hanno lasciato il grembo
materno troppo presto, l’alimento materno è importantissimo, e per la mamma che
ha vissuto l’esperienza traumatica di un parto prematuro, l’allattamento
rappresenta la possibilità di ricreare quel legame interrotto in modo spesso
drammatico. Nutrire con il proprio latte un bimbo nato prima del termine può
rappresentare – almeno inizialmente – una sfida impegnativa, ma i benefici in
termini di salute assicurati al proprio piccino e la soddisfazione di ‘avercela
fatta’ ricompenseranno ampiamente la fatica materna.
Con il termine prematuri ci si riferisce a bimbi molto diversi: ogni nato prima della 37ª settimana si definisce infatti ‘pretermine’, ma è necessario distinguere tra i bambini che hanno anticipato i tempi solo di poche settimane e i ‘neonati di peso molto basso’, che sono venuti alla luce con un peso inferiore ai 1500 grammi, e ancora i ‘neonati di peso estremamente basso’ che, alla nascita, non raggiungono i 1000 grammi. È evidente che, in base alla settimana di gestazione, il peso e la presenza di eventuali complicazioni o patologie, cambieranno le modalità iniziali dell’allattamento.
Il bimbo solo leggermente
prematuro che raggiunge o si avvicina ai due chili di peso, generalmente può
poppare direttamente al seno, mentre per il piccino in incubatrice, che viene
nutrito tramite sondino naso-gastrico i tempi saranno un po’ diversi, ma in
ogni caso non c’è alcuna ragione per cui la mamma di un bimbo pretermine debba
temere di non poter allattare.
Latte
di mamma: la prima medicina
La professoressa Paula Meier, direttore per la
ricerca clinica e la lattazione del “Rush Medical Centre” di Chicago, definisce
il colostro un “farmaco salvavita” soprattutto per i bambini nati pretermine o
con qualche problema di salute.
“Il bimbo prematuro più di ogni altra
creatura ha assolutamente bisogno del latte di mamma e degli anticorpi in esso
contenuti” spiega Carla Scarsi, consulente de La Leche League. “L’alimento
materno, unico ed inimitabile, è la prima ‘medicina’. Recenti studi hanno,
inoltre, evidenziato che il colostro delle donne che hanno partorito prematuramente, vanta una
maggior concentrazione di anticorpi e ha un potere proteico superiore, rispetto al colostro delle
mamme che hanno dato alla luce a termine il proprio piccino.
Nei casi di prematurità molto grave il latte materno
può venire ‘fortificato’ con un’aggiunta di vitamine e sali minerali e resta,
naturalmente, l’alimento ideale, cui nessuna formulazione artificiale anche se
specifica per prematuri, può essere paragonata”.
I
bimbi che essendo nati fortemente prematuri o avendo qualche problema di
salute, non possono poppare direttamente, potranno comunque nutrirsi con il
latte che la mamma estrae dal seno. “Stimolare il seno è fondamentale” spiega
la consulente de La Leche League, “ed è importante iniziare il prima possibile.
L’ideale, se le condizioni di salute della mamma lo permettono, è provare a
tirare o spremere il latte nelle prime ore dopo il parto, cominciando così a
prendere confidenza con l’operazione di estrazione e assicurando le prime gocce
di colostro al bambino (se ciò non è stato possibile, niente paura, si può
comunque recuperare).
La
stimolazione delle terminazioni nervose dei capezzoli raggiunge una ghiandola
del cervello, l’ipofisi, che rilascia due ormoni: la prolattina che attiva la
produzione di latte e l’ossitocina che provoca il riflesso di emissione (o
discesa del latte). Una volta avviato il meccanismo della lattazione, la mamma
dovrà preoccuparsi solo di mantenere la produzione in vista del giorno in cui
il suo piccino comincerà ad attaccarsi direttamente al seno.
QUANDO?
Un
neonato si attacca al seno almeno 10-12 volte nell’arco delle 24 ore e, in
questo modo, stimola la produzione di latte. Almeno inizialmente, quindi, la
mamma dovrà cercare di estrarre il latte il più frequentemente possibile, e
comunque, almeno 7-8 volte al giorno (un’estrazione dovrebbe avvenire anche
durante la notte). Il bimbo prematuro in questa fase non ha bisogno di grandi
quantità di latte, ma è indispensabile avviare e mantenere la produzione.
COME?
Ci
sono due metodi per estrarre il latte: la spremitura manuale (che consiste
nella ‘spremitura’ del seno, tramite movimenti e pressioni delle dita) e il
tiralatte, l’ideale è un modello professionale elettrico, completamente
automatico, ad attacco doppio che permette di stimolare entrambi i seni
contemporaneamente. Se l’utilizzo del tiralatte inizialmente risultasse un po’
traumatico per i capezzoli, occorre verificare che l’intensità sia ben regolata
(non eccessiva) e la potenza sia sufficiente a garantire cicli di suzione molto
frequenti (4-5 al secondo).
In
caso di formazione di ragadi si suggerisce di spalmare della lanolina
purificata”.
Qualche suggerimento ‘pratico’
Le prime ‘sedute’ al tiralatte, quando ancora non si ha confidenza con l’operazione, non producono, generalmente, che poche gocce di latte. È normale e non ci si deve scoraggiare. “Inizialmente anche pochi grammi di latte sono sufficienti” considera Carla Scarsi, “ricordiamoci, infatti, che lo stomaco di un piccino prematuro è piccolissimo”. Ci sono però dei semplici suggerimenti che possono facilitare l’operazione. “L’ideale sarebbe poter guardare il proprio bimbo o tenerlo in braccio” spiega la consulente, “se questo non è possibile, la mamma potrà tenere vicino una sua fotografia o un vestitino che gli appartiene. In un ospedale australiano alle madri vengono dati i pannolini che il piccino ha sporcato, poiché pare che siano di aiuto per favorire il bonding (cioè il legame tra mamma e figlio)”.
Un aiuto dalla marsupio terapia
Sicuramente
d’aiuto per favorire la buona riuscita dell’allattamento al seno è la marsupio
terapia. Il contatto pelle a pelle con il proprio piccino (il bimbo viene
posato sul petto della mamma con addosso solo il pannolino) favorisce un avvio
più precoce della produzione di latte, ma non solo. Sul corpo della madre il
bambino ritrova finalmente la sicurezza e il conforto perduti prematuramente.
Il battito del cuore a lui noto, l’odore, il calore della madre sono importanti
per il piccolo e per il suo sviluppo neurologico. Studi e ricerche hanno
dimostrato gli importanti benefici di questa pratica. Tra questi ricordiamo: una crescita più rapida, poiché il
bimbo sul petto della mamma dorme più profondamente e piange di meno,
conservando quindi le energie per crescere; meno problemi di termoregolazione, grazie alla sincronia termica
tra madre e neonato (quando il bambino tende a raffreddarsi la temperatura
corporea della mamma aumenta e viceversa), minor
frequenza delle crisi respiratorie.
Se il
bimbo non è ancora pronto per la marsupio terapia, si potrà comunque cercare un
contatto con lui: saranno sufficienti un tocco lieve, una carezza, qualche
parola sussurrata, per farlo sentire meno solo e regalargli la certezza che la
mamma è vicina.
Per la mamma: riscatto e consolazione
Una
nascita prematura rappresenta un evento sconvolgente per la donna. Il trauma
per la separazione improvvisa dal bambino, il timore per le sue condizioni di
salute, il senso di colpa (spesso presente, seppur immotivato) per non essere
riuscite a portare a termine la gravidanza, rendono la mamma vulnerabile e
bisognosa di sostegno. I medici e le ‘macchine’ tengono in vita il suo bambino
e lei si sente inutile, esclusa dalla vita del figlio. “Ma c’è qualcosa che
solo la madre può fare e si tratta di qualcosa di importantissimo” commenta
Carla Scarsi, “lei può assicurargli l’alimento ideale in assoluto, quello che
lo aiuterà a superare le difficoltà dei primi tempi, proteggendolo dalle
infezioni e garantendogli benefici immediati e a lungo termine. Questa
consapevolezza è di grande aiuto per la donna. Tirare il latte e consegnarlo in
reparto per il suo piccino, le restituisce un ruolo primario e le permette di
contribuire alla sopravvivenza e al benessere del suo bambino, dando un senso
alle lunghissime ore che deve passare separata da lui”.
Finalmente al seno!
Raggiunto
un certo peso, e superate eventuali problematiche di salute, il bimbo può
finalmente attaccarsi al seno della mamma. “Quando gli viene offerto il seno le
prime volte” spiega la consulente, “può essere che il bambino non riesca a
succhiare, ma si limiti ad odorare o leccare il capezzolo. C’è bisogno di un
po’ di tempo e di pazienza per avviare l’allattamento e in questa fase potrebbe
essere utile rivolgersi ad una consulente.
Poiché
il bimbo prematuro è tendenzialmente sonnolento e si stanca velocemente, la
mamma potrà tirare o spremere un po’ di latte, prima di attaccarlo in modo da
fargli trovare, sin dall’inizio, un buon flusso di latte. Il fatto che il
piccino nato prima del termine abbia bisogno di poppate frequentissime, giorno
e notte, è normale dato che riesce a succhiare solo per pochi minuti
consecutivi.
Subito
dopo le dimissioni, per essere sicure che tutto procede per il meglio si potrà
controllare l’aumento ponderale ogni 2 o 3 giorni (a meno che il reparto non
abbia fornito indicazioni differenti o che la mamma non si senta tranquilla) e
contare i pannolini bagnati che, nell’arco delle 24 ore, devono essere almeno
5-6”.
Servono sostegno e confronto
Nutrire
con il proprio latte un bimbo nato prematuro può richiedere, almeno
inizialmente, un po’ di impegno e fatica in più. Possono esserci momenti di
sconforto, di stanchezza, di dubbio… “Per questo” commenta Carla Scarsi,
“informarsi in merito all’esistenza di un eventuale gruppo di auto-aiuto per
genitori, rivolgersi ad una consulente de La Leche League, e mettersi in
contatto con altre madri che hanno allattato al seno i loro piccini prematuri,
può essere d’aiuto per condividere emozioni e paure, ricevere suggerimenti
mirati e incoraggiamento. Il sostegno diventa, infine, indispensabile nel caso
in cui la mamma perda il suo piccino, un evento che non si può affrontare senza
tanto, tanto supporto emotivo ed affettivo”.
PER INFORMAZIONI
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La
Leche League Italia:
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oppure 199 432 326
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